Entropia (poesia introspettiva)

Antonio Mariani c’invita a leggere
queste sue particolari poesie
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Docile innamoramento

Immerso nella solitudine

del tuo disordine

mi ricopro di germogli in fiore

mostrando visioni repentine

Sfiorano fusioni sulla pelle tua di velluto

in solenni manie d’intense passioni

che sciogli nell’acqua evanescente

Traspare l’esigenza sul viso la parola amore

davanti all’evidenza delle mie eteree escursioni

Fatale ti assale l’attenzione che agita

e invade l’anima dal tuo disinganno

Fiele masticato, sputato, parapiglia svuotato

soppresso e dimenticato

Ora la quiete domina serena

nel nostro docile innamoramento.

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E tu

Bella sospesa nel pensiero

del tuo labirinto

scivoli d’istinto tra luce e ombra

sospesa tra mille sorrisi

con le mani sui fianchi di latte la pelle

accosti leggera la lingua sul miele

e tu con estro maldestro trafughi

in dolci melodie le nostre porzioni d’amore

stupisci ma non capisci quando regali

sequenze artistiche

ti vesti ma non resti coperta di schiuma

di mare scivoli leggiadra tra trine e seta

che disegnano i tuoi percorsi vissuti

in un batticuore tra le fauci

della benevole pantera, ti vesti

ma non ci riesci il balocco sono io

che vorresti manichino per il tuo giochino,

prendi di mano il libro su di me

mentre il tuo piacere indolente ignora

l’ombra di ogni promessa

con abile mossa rovesci i tarli della coscienza

e tu disincantata ti chini di schiena golosa

di rosso ciliegia, addolcisci le labbra

nel socchiuso pensiero intanto che corri

sul tappeto del bosco ti vesti di foglie

bagnate d’amore.

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13 anni

Nel tepore mattutino

spalancavo l’arco del cielo

e di fionda ammiravo

l’arcano falco a redimere

l’umile colomba.

Al ricordo terrestre

di acqua gelida di fonte

dei polsi forti delle spose spensierate

a menar panni dei loro uomini e piccini

all’ombra dell’intrisa pietra.

Dei robusti castagni e felci della capanna

dei miei giochi tra ricci e cento biglie

belanti di liquirizia nera sparse

tra sassi e terra bianca

dalla polverosa corriera.

Fino verso sera stanco penzolavo

alla mano materna che tagliava

la mia fame di cioccolata sul pane

nell’attesa che il sole lasciasse il cielo

alla luna azzurra dei miei 13 anni.

(ricordi d’infanzia)

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Metamorfosi

Ti vivo nel sogno reale

nel madido risveglio

del temporaneo letargo,

e cucio la parte mancante di te

alla mia lingua ciondolante

che brama l’aluente seta

della tua pelle nella caligine

dorata delle tue mammelle,

e traccio sbavature di schiuma

sul nastro ambrato del tuo corpo

effluvio di muschio e menta,

libero il veleno alle radici delle tue vene

al dolce nettare immerso nel tuo palato.

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L’usignolo

Scavalco le cime delle colline violate

planando nella canfora

di ginepro all’eco del piombo

che cheta la vita.

Sbeccuccio il piumaggio

sulla giostra del girasole

e plasmo il mondo in trasparenze

celesti tra la nuda foglia posta di traverso

nell’albero oscillante del mio esile corpo

annidato nel cielo fertile

della mia irreversibile libertà

Nell’attesa che il mio canto allegro

ritrovi il riflesso dell’universo.

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Senza retorica

Mani nascoste di maschere

sulle punte del cuore

e nelle tese dei cappelli

all’inchini invitanti di notti flemmatiche

d’ignudi pensieri taglienti

nella ridda cortigiana della vita

Alle dita macchiate di merda

su olezzanti garofani bianchi

di prestanti bocche di baci rincuoranti

al gusto raffinato

Di salse piccanti d’ogni razza

al sole sfuggente di smarrite anime pagane.

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La buona notte

Scoccano le braci nelle esose

ore stanche del manto stellato

Affiora pesante la piega

uggiosa nelle ossa provate

nell’alto vedere

L’asola tende la sua lenta chiusura

mentre la presenza distesa

della sua nudità

accende il sommo piacere

nel tepore accarezzevole

della sua farina calda.

Alla fame indispensabile del suo pane.

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Universo

Se l’infinito è universo

io trovo spazio

nel mio palmo della mano

a lucenti galassie di vera bellezza

La dove la forza gravitazionale

è vortice che risucchia

il tormentato battito che vive in noi

cancellando piacevolmente

le spine ammorbidite

dall’umida terra spalancata

all’aperta finestra

Dove i raggi di sole penetrano

nel mio universo emozionale.

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Incompiuta

E’ un cielo implacabile

di stelle di vetro

che afferrano con gelide mani

l’eterna promessa dell’ultimo tepore

Confuso nell’agro inganno

proteggo l’anima tra gomitoli di lana

Mentre svanisce tra le profonde ferite

la nuda scia di una storia incompiuta.

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