Epigrammi dell’antologia palatina

Come è dolce, amici, il sorriso di Laide,
come sono dolci le sue lacrime, quando sgorgano
dalle ciglia tremanti…
Ieri, con la testa appoggiata alla mia spalla,
piangeva, in silenzio. La baciai. Le lacrime scendevano
come da una fonte misteriosa sulle nostre labbra unite.
” Perché piangi?”, le chiesi. “Ho paura che mi lasci:
vi scordate sempre, voi…vi scordate, voi, della promessa”.

Paolo Silenziario v, 250
______________________

Gettiamo, cara, le vesti. Nudo, il mio corpo
si fonderà con il tuo corpo nudo. La stoffa
più lieve, tra noi, sarebbe un muro: nulla
resterà a separarci: le tue labbra sulle mie labbra,
il mio petto sul tuo. Ho detto già troppo. A vestire
la nostra opera venga adesso il silenzio.

Paolo Silenziario v, 252
________________________________

Eros bambino, ancora nel seno della madre,
vide spuntare l’alba e giocò a dadi la mia vita.

Meleagro XII, 47
_______________________________

Dòride, culo di rosa, l’ho distesa sopra il letto
e i suoi freschi fiori mi accompagnarono tra gli immortali.
Ultraterrene le cosce tra cui mi stringeva, percorrendo
senza tregua lo stadio dell’amore. Foglie al vento
i suoi occhi che languidi tremavano, scintillando
a ogni sossulto. Finché entrambi gustammo la bianca forza
e il corpo di Dòride, quieto, si distese nel tepore.

Dioscoride v, 55
___________________________________

Ecco, ti lancio una mela. Se tu accetti di amarmi,
prendila e dammi il tuo frutto più segreto. Se invece,
dio non voglia, tu mi rifiuti, prendila lo stesso:
si fa buia, ormai, la giovinezza.

Platone v, 79
____________________________________

Vento vorrei essere! Tu scenderesti in cortile
e sentiresti il mio soffio sul tuo seno nudo!

anonimo v, 83
_____________________________________

Il tempo non ha prosciugato in te la bellezza
e ti conserva, reliquia eterna, una grazia di fanciulla:
il sorriso dentro il seno, quei colori bianchi e rosati,
il tuo sguardo divino…come un lampo su ognuno di noi!

Rufino v, 62
__________________________________________

Giocavo, un tempo, con Ermione, così arrendevole,
e le vidi una cintura, dea di Pafo, ricamata di fiori.
” Amami, ” c’era scritto a lettere d’oro “amami tutta
e non soffrire se anche un altro mi possiede”.

Asclepiade v, 158