Il fazzoletto di seta (narrativa)

Un fazzoletto bianco piegato e ben curato

sul tavolino di un bar ho trovato.

Forse usato da mani nobili, per asciugare lacrime

di gioia o magari di dolore, poi dimenticato

tra una tazzina vuota, un cucchiaino e uno spicchio

di limone. Un fazzoletto piccolo di seta, elegante,

che non si vedono più, con le iniziali ricamate

nell’angolino come una foto antica un po’ sbiadita

tra le dita di una bella signorina dai modi gentili,

che di tanto in tanto si lascia andare con discrezione

a dolci sguardi di passione.

Questo immaginai mentre ammiravo il piccolo

fazzoletto abbandonato su quel tavolo di un bar

nel centro di Milano. Dopo qualche esitazione,

avvicinai la mano per toccare quel piccolo cimelio

che tanto mi attraeva, poi lentamente lo avvicinai al naso

cogliendo con piacere un delicato profumo di vaniglia

che emanava dal sottile tessuto; spinto dal suo antico

fascino, lo aprii del tutto per catturare tra le quattro

pieghe tutto il suo aroma; ma qualcosa di inaspettato

mi sorprese nel vedere che tra quel candido bianco,

un punto rosso si dilatava fino a diventare una macchia

che sembrava sangue e scendeva verso il basso

in direzione delle piccole iniziali. Tra lo stupore di ciò,

mi richiamò l’attenzione del rumore della pioggia

che cadeva fuori a catinelle, e di seguito le grida disperate

di passanti accalcati di fronte al bar; immaginai

che qualcosa di terribile fosse accaduto, cosi mi alzai

dalla sedia e a passo svelto mi diressi all’uscita.

C’era un tram fermo e la gente guardava allibita

verso il basso poco distante dalle ruote di esso;

uscii ma prima di farlo pagai il caffè, tornai al tavolo

a prendere l’impermeabile poggiato sulla sedia

e mi accorsi che sul tavolino vicino alla tazzina

non c’era più il fazzoletto, domandai al cameriere

se oltre me avesse notato qualcun altro avvicinarsi

al tavolo. La sua risposta fu no. Non pioveva più,

s’era fatto buio, le luci della polizia e dei mezzi di soccorso

illuminano di blu le cose e le facce dei curiosi,

mi avvicinai con le gambe tremolanti, scorsi tra le divise

arancioni il corpo di una ragazza distesa lungo l’asfalto

bagnato, non si muoveva, sembrava morta,

accanto alle sue mani scorreva un rivolo di sangue

che si soffermava su di un foglietto di carta bianca,

guadagnai qualche metro e quasi incredulo

quel pezzettino di carta era in realtà il fazzoletto

del bar, mi chinai e lo afferrai come fosse una cosa

caduta dalla mia tasca, indietreggiai mentre coprivano

il suo corpo con un lenzuolo bianco. Ero frastornato e confuso.

Tornando a casa accostai la macchina, tirai fuori dalla tasca

il fazzolettino bagnato con le iniziali di quella povera ragazza,

che da poco aveva perso la vita gettandosi sotto le ruote del tram;

sfiorai con le labbra il piccolo fazzoletto e con estrema dolcezza

lo baciai con affetto. Mentre lo facevo un dubbio mi assalì:

ma i morti muoiono davvero?

2014 Milano