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Mark Cross

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LA STORIA
Mark Cross, epopea americana
Un marchio di selleria nato a Boston nel 1845 che diventa l’emblema dello stile americano, la coppia simbolo della vita lussuosa e senza pensieri degli anni ’20, una collezione dall’eleganza senza tempo. Le vicende del brand americano sono davvero materia di leggenda
DI SERENA TIBALDI
24 Maggio 2013
modaMark CrossborseFrancis Scott Fitzgerald
Può capitare che la moda si intrecci col mito, ma la vicenda dietro Mark Cross, storico brand di pelletteria statunitense è qualcosa di più: è leggenda, incarnazione del sogno americano vissuto sui fasti dell’epoca Jazz, quando tutto era più bello, più ricco, più luminoso. La storia comincia a Boston, nel 1845: la città era diventata il punto nevralgico dell’economia sulla costa orientale, e presto Henry Cross, un artigiano irlandese esperto nel trattare la pelle (lo aveva imparato a Londra), comprende che quello è il posto ideale per impiantare un’attività di produzione e vendita di finimenti da cavallo e bauli da viaggio. Lui e il figlio Mark fondano così la Mark W. Cross & Co.: il successo è immediato perché i loro prodotti sono al di sopra della media, di qualità e ben fatti. Ad aiutarli c’è un diciassettenne, Patrick Francis Murphy: inizia come commesso, ma diventa presto loro braccio destro. Mark si rende conto che il ragazzo è in gamba, e lo manda a imparare i segreti del mestiere in Inghilterra: una volta lì Patrick non solo impara tutto quello che c’è da sapere, ma si assicura anche l’esclusiva America per la distribuzione dei finimenti da cavallo prodotti laggiù. Ha la testa giusta per il successo, e alla morte del suo datore di lavoro nel 1892 rileva l’azienda per 6.000 dollari, spostandone la sede a New York, nuova capitale “in pectore” del paese.

La mossa successiva è abbandonare finimenti e selle per concentrarsi prima sui bauli da automobile e poi sul lifestyle, trattando accessori da golf e da polo, valigie, cristalleria e utensili e rafforzando la vendita per corrispondenza attraverso gli eleganti cataloghi distribuiti in tutto il paese. Persino il primo orologio da polso, creato per gli aviatori durante la Prima Guerra Mondiale, è loro. Patrick è un vero precursore e i suoi due figli, Frederick e Gerald, sono destinati a succedergli: ma mentre il primo sembra avere la disciplina e l’ambizione per guidare l’azienda, il secondo mette subito in chiaro di non avere la minima intenzione di buttarsi sugli affari, perché sogna di fare il pittore. E qui, comincia il mito: a 16 anni Gerald conosce la ventenne Sara Wiborg, figlia di un magnate dell’industria tra i primi frequentatori degli Hamptons. I due si sposano 11 anni dopo: intanto Gerald ha studiato a Yale, è diventato amico fraterno di Cole Porter, ha fatto la bella vita. La coppia naviga nell’oro, e nel 1921 decide di trasferirsi in Francia: acquistano una villa a Cap d’Antibes, la ribattezzano “Villa America” e diventano gli incontrastati animatori, affabili e folli, di quei luoghi. I Fitzgerald sono di casa – lo scrittore plasmerà su di loro i protagonisti di “Tenera è la notte”, Dick e Nicole Diver -, Hemingway è spesso lì, Gerald in spiaggia dipinge fianco a fianco con Pablo Picasso, i loro ritratti li scatta Man Ray. Tutto nella loro esistenza è al massimo, e Gerald è solito ripetere che “La miglior vendetta è vivere bene”: una regola di vita che applica con scrupolo.

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Ma non tutto fila liscio: i due figli più grandi muoiono appena adolescenti – con Murphy che confida amaro a Fitzgerald che “solo le parti inventate della nostra vita significano qualcosa”- e solo Honoria, la figlia più piccola, arriva all’età adulta. E il destino ha in serbo una sorpresa per Gerald: tocca a lui nel ’34 prendere in mano l’azienda dopo aver passato una vita a evitarla. Eppure, è lui a portare Mark Cross al grande pubblico, trasformando il marchio in uno status symbol: sono opera sua il baule e la borsetta rigida usati da Grace Kelly in “La finestra sul cortile” (la Grace bag è ancora uno dei modelli più venduti) e diventati best seller assoluti. Nel 1955 cede l’azenda, ma ne resta alla guida fino al ’61, quando si ritira. Muore nel ’64 (Sara gli resterà sempre accanto), e non vedrà mai il crollo di quel marchio che alla fine aveva imparato ad amare. Gli anni successivi sono altalenanti, il brand passa da una mano all’altra, fino a cessare le vendite nel 1997. Nel 2010 però, a sorpresa, si ricomincia, stavolta solo con le borse: la produzione è fatta negli stessi stabilimenti di quasi un secolo prima, lo stile è tutto rivolto al glorioso passato del marchio. Niente colpi di testa, nessun eccesso, pochi cambiamenti; solo pezzi di qualità che durano davvero per anni. Anche la distribuzione è stata ripensata, e ora è studiata e ben mirata (in Italia sono acquistabili su The Corner). Mark Cross oggi significa un lusso misurato, discreto, durevole: Gerald tutto sommato
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